CYBERBULLISMO E SICUREZZA DEI MINORI SUL WEB. UN PROGETTO EDUCATIVO PER LA NOSTRA SCUOLA
I confini della nostra vita online e offline sono sempre più sfumati: viviamo connessi per l’intera giornata e non riusciamo a spegnere il cellulare neppure di notte!
I confini della nostra vita online e offline sono sempre più sfumati: viviamo connessi per l’intera giornata e non riusciamo a spegnere il cellulare neppure di notte!
Gli studiosi la chiamano nomofobia quando non riusciamo a smettere di scrutare il display del telefonino per verificare il livello di carica della batteria o la presenza di notifiche da facebook o whatsapp. Ne soffrono il 53% degli utenti di telefonia cellulare, adolescenti inclusi. Tale forma di dipendenza ci costringe a cercare la connessione a internet giorno e notte e a usare i più comuni social network anche al lavoro o a scuola.
Alla domanda rivolta ai nostri ragazzi della scuola secondaria, “Quante ore stai online?” gli alunni, più o meno consapevoli, hanno risposto “Per più di sei ore al giorno”! Se poi teniamo conto che, quando sono a letto, spesso non si addormentano subito, ma controllano per ore tutte le notifiche e le chat, il tempo si dilata ulteriormente.
Ma quali sono i rischi di questi mezzi tecnologici? Ne conosciamo le grandi potenzialità fino in fondo?
Per insegnare ad operare online in sicurezza, il giorno 22 aprile, ai ragazzi della secondaria è stato proposto un incontro con un ingegnere informatico, Andrea Massa, e una psicologa comportamentale, Stefania Sedini, nell’ambito del progetto Sicurezza dei minori sul web.
Un tema di scottante attualità, che riguarda i nostri figli e gli alunni in modo sempre più precoce e pervasivo. A fronte delle grandi potenzialità offerte dalla rete, a cui i ragazzi accedono con grande facilità (restare in contatto, conoscere gente, condividere emozioni, foto, esperienze… sono i principali obiettivi della navigazione, come loro stessi riferiscono), vi sono molti pericoli: cyberbullismo, grooming, sexting, profili rubati, attacchi di hacker, perdita della privacy.
Le informazioni che possiamo trovare sul web – e che noi stessi possiamo incrementare – sono infinite, ma è il modo in cui le utilizziamo che ci definisce come persone. A volte anche ciò che inizia come uno scherzo si trasforma in atti di cyberbullismo o in altro tipo di reato, per esempio il furto di dati personali e di credenziali, la sostituzione di persona, la diffusione di immagini non autorizzate. Oltre che dall’ autocoscienza e dal giudizio etico sulle nostre azioni, dovremmo essere sorvegliati dalla consapevolezza che ogni nostro passaggio on line lascia delle tracce: il codice identificativo di ogni dispositivo e l’indirizzo IP sono elementi che facilitano il riconoscimento in rete. Ma il senso di responsabilità sembra venir meno in chi pratica atti di violenza on line.
In Italia, infatti, un ragazzo su cinque nella fascia dai 9 ai 16 anni è vittima del bullismo; spesso la vittima si sente braccata da chi la tormenta e reagisce chiudendosi in se stessa, rafforzando le proprie insicurezze e le paure, talvolta arrivando a compiere gesti estremi, fino al suicidio. E il cyberbullismo è una variante ancora più atroce e raffinata di violenza, perché espone chi ne è colpito alla vergogna della pubblicazione virale delle sue debolezze, vere o presunte.
Dare informazioni personali in rete a degli sconosciuti può farci cadere vittime di grooming e sexting, (reati correlati al cyberbullismo) senza rendercene conto, e gli adolescenti sono i più esposti a tali rischi: è importante, perciò, che siano ben preparati e consapevoli, sia per difendersi dai rischi, sia per non trasformare loro stessi uno strumento, di per sé neutro, in una potente arma di offesa. Questi e molti altri sono stati i temi affrontati a scuola. I ragazzi sono stati attenti e partecipi, i relatori preparati e disponibili.
Martedì 3 maggio, alle ore 21,00, gli stessi esperti incontreranno anche i genitori e gli insegnanti.
Impariamo a utilizzare la tecnologia con la testa più che con le dita!