La classe dei banchi vuoti – un progetto per la classe seconda della scuola secondaria
“Accompagnare i bambini ad aprire gli occhi sul mondo, metterli a conoscenza, con la dovuta delicatezza, anche dei suoi aspetti più brutti e dolorosi, vuol dire non solo prepararli alla vita, ma porre le basi di una società di persone consapevoli e responsabili. Le mafie sono anche risultato di un grande vuoto di responsabilità, di un vuoto d’amore per il bene comune.” Postfazione al libro La classe dei banchi vuoti di L. Ciotti
L’intento esplicitato nella citazione ha spinto l’insegnante di Lettere Motta Maria Grazia a leggere nella classe seconda media il libro “La classe dei banchi vuoti” di Luigi Ciotti, che è piaciuto moltissimo ai ragazzi e li ha emozionati.
Ma…di cosa parla questo libro, dal titolo così suggestivo e carico di emozioni?
Un’aula scolastica piena di banchi vuoti. Una classe in cui nessuno più studia, chiacchiera o ride, nessuno scambia figurine o copia i compiti di nascosto. Ma non è sempre stato così. Un tempo questa classe, come tutte le altre, era piena di voci, risate, paure, speranze, diari colorati e aeroplani di carta. A chi appartenevano questi banchi? E come mai sono rimasti vuoti? Ogni capitolo del libro racconta, tra parole e immagini, la storia di un bambino ucciso dalle mafie. Sono figli di pentiti, di magistrati, di mafiosi, testimoni di un delitto o bambini qualunque rimasti coinvolti in eventi che non li riguardavano.
Nove storie, nove vite interrotte. Un libro che fa riflettere, da leggere a bambini e ragazzi, adulti di domani, per creare in loro consapevolezza e sensibilizzare su un tema tanto attuale, quanto geograficamente vicino.
Il libro ha suggerito l’idea di riportare su quei banchi vuoti i bambini e i ragazzi che hanno perso la vita a causa della mafia.
Gli alunni, mossi dal desiderio di condividere le emozioni suscitate in loro dalla lettura, si sono attivati per realizzare una breve rappresentazione a cui sono state invitate, in momenti diversi, le classi terza, quarta, quinta elementare, prima e terza media.
L’iniziativa ha visto la stesura di un copione, la realizzazione di un’istallazione/mostra in un’aula della scuola, dove su ogni banco sono stati posizionati oggetti che riconducono alla storia di ogni bimbo scomparso. L’aula stessa è stata il palcoscenico della loro rappresentazione.
Ecco allora il banco di Giuseppe Letizia, ucciso a 12 anni in ospedale a Corleone dopo aver involontariamente assistito all’omicidio di Placido Rizzotto. Ne rimase così sconvolto che, in ospedale, in stato di incoscienza, non faceva che ripetere di aver assistito al fatto. Fu ucciso dietro ordine del direttore dell’ospedale, capomafia della zona.
O ancora, il banco di Nadia Nencioni, morta insieme alla sorellina di due mesi durante la strage mafiosa di Via dei Georgofili, a Firenze; e il banco di Domenico Gabriele, 11 anni, amante del pallone, che morì a Crotone, colpito da un proiettile, proprio mentre correva spensierato dietro la sua tanto amata palla.
Queste sono solo 3 delle 9 storie che gli alunni di seconda della scuola secondaria hanno voluto rappresentare, per raccontare ai loro compagni degli episodi drammatici della storia contemporanea, che hanno toccato, e che toccano tutt’ora, coetanei meno fortunati, che si sono ritrovati a vivere una vita che non hanno scelto, vittime di un mondo di adulti con cui devono fare i conti, e che non riescono a comprendere.