L’ALTRA FACCIA DELL’INDIFFERENZA
Un interessante incontro dei ragazzi di seconda e terza della nostra scuola secondaria con Egidia Beretta Arrigoni, madre di Vittorio, pacifista e attivista per i diritti umani rapito e ucciso a Gaza nel 2011.
Un interessante incontro dei ragazzi di seconda e terza della nostra scuola secondaria con Egidia Beretta Arrigoni, madre di Vittorio, pacifista e attivista per i diritti umani rapito e ucciso a Gaza nel 2011.
La questione medio-orientale è uno dei temi geopolitici più complessi e scottanti per il mondo contemporaneo a partire dalla dissoluzione dell’Impero Ottomano. Su questo tema e, soprattutto, sulla responsabilità di ciascuno di noi nella costruzione della pace in ogni luogo della nostra casa comune, è intervenuta venerdì 27 febbraio la madre di Vittorio <<Vik>> Arrigoni. Nato a Besana in Brianza nel 1975, Vittorio è stato sempre dalla parte dei deboli, nelle lotta per realizzazione di un mondo più giusto: da sempre attivo nelle organizzazioni non governative, ha lavorato in situazioni di emergenza umanitaria prima nell’Europa dell’Est, poi in Africa, infine in Palestina, dove un gruppo di terroristi ha cercato di fermare con la violenza estrema la sua tensione ideale.
Ma Vittorio, come ci ricordano le parole di Egidia Beretta, è l’utopia che non muore. Dovunque si trovasse, attraverso la sua attività di giornalista, blogger e scrittore, ha raccontato da testimone oculare la disumanità e i soprusi con voce libera e coraggiosa, senza slogan preconfezionati, ma con la ferma convinzione che <<conoscere è il primo passo per la risoluzione>>.
La signora Egidia ricorda con tenerezza che a nove anni, quando la sua maestra discusse in classe il tema della pace e invitò gli alunni a una riflessione per esprimere che cosa si deve fare per porre fine alle guerre, Vittorio scrisse:
<<Non devo fare l’egoista, non devo comandare nel gioco, non devo sentirmi superiore agli altri, né costringerli ad accettare le mie volontà. Per volere la pace devo guardare intorno a me per vedere se tutti hanno il necessario, la gioia di vivere, la libertà di parlare, di lavorare, di pregare, di amare, di vivere, proprio come me, che ho tutte queste cose e che vivo bene ogni giorno>>.
E Vik non è mai stato a guardare, convinto ovunque andasse che non ci può essere la pace senza la giustizia. Si è adoperato senza risparmio e senza temere mai per se stesso: in Palestina ha protetto i bambini di Gaza e i pescatori palestinesi, è salito sulle ambulanze che trasportavano i feriti e, soprattutto, ha descritto i fatti con libertà e ansia di verità. E quando gli chiedevano perché lo facesse rispondeva: <<Com’è possibile fare altrimenti?>>.
Era un sognatore con i piedi per terra, come lo definisce la madre, uno che non sopportava i pacifisti <<da divano>> e ha lasciato la Brianza, che definiva <<recinto spinato>>, per portare aiuto e dare voce ai popoli più poveri e oppressi del mondo.
<<Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare>> diceva Vittorio, e sarebbe bello che il suo sogno di pace trovasse eco nella nostra voce e nei nostri cuori, perché ciascuno di noi ha almeno una chance per modificare il corso degli eventi e lasciare un segno e un esempio.
<<Restiamo umani!>> era la frase con cui terminava tutti i suoi articoli: al di là dei confini, dei muri e delle bandiere, poiché apparteniamo tutti alla stessa famiglia, e possiamo fare delle nostre vite poesie di umanità e libertà.