Con il medico dei migranti, nel Bosco dei Giusti
Lo scorso 28 ottobre noi ragazzi di terza siamo andati al Parco delle Groane, nel comune di Solaro. Una piccola area di questo parco ospita dal 19 dicembre 2010 il Bosco dei Giusti, dove ogni anno vengono piantati degli alberi in onore di persone coraggiose, che decidono di difendere la giustizia e cambiare il mondo, battendosi in difesa dei diritti umani e contro ogni forma di oppressione.
Lo scorso 28 ottobre noi ragazzi di terza siamo andati al Parco delle Groane, nel comune di Solaro. Una piccola area di questo parco ospita dal 19 dicembre 2010 il Bosco dei Giusti, dove ogni anno vengono piantati degli alberi in onore di persone coraggiose, che decidono di difendere la giustizia e cambiare il mondo, battendosi in difesa dei diritti umani e contro ogni forma di oppressione.
l primo Giardino dei Giusti, nato a Gerusalemme nel 1960, è stato promosso Moshe Bejski, un magistrato israeliano di origine polacca scomparso nel 2007, che sopravvisse allo sterminio nazista grazie a Oskar Schindler. Moshe Bejski in seguito ha dedicato la propria vita a ricercare nel mondo i Giusti tra le nazioni: tra il 1963 e il 2001 ne sono stati commemorati circa 20.000 di cui 295 italiani. Nel frattempo i Giardini dei Giusti sono stati creati in tutto il mondo e anche Italia ve ne sono, in diverse regioni. In modo differente gli uomini e le donne onorati con la piantumazione di un albero hanno contribuito a rendere il mondo un posto migliore: tra loro, Moshe Bejski a Nawal Soufi di cui abbiamo letto libri e biografie. Quest’anno un nuovo albero piantato nel Parco delle Groane, con il contributo della nostra scuola, è stato dedicato a Pietro Bartolo, medico di Lampedusa da anni in prima linea per l’assistenza ai migranti.
Per la cerimonia della dedica, la classe III A della scuola secondaria di Rigola ha preparato una breve coreografia riguardante il tema dei profughi e del loro viaggio, sulla canzone di Ligabue Il peso della valigia. Tutti noi eravamo molto emozionati, ma abbiamo colto nel segno riuscendo a commuovere tutti, persino il dottor Bartolo!
Ad assistere al nostro balletto, con i ragazzi di altre scuole, c’erano il presidente del Parco, la presidentessa dell’associazione Senza Confini di Solaro e il presidente della provincia di Monza. Ci ha colpito molto il discorso del dottor Bartolo: il medico da anni presta le sue cure ai profughi che sbarcano a Lampedusa e agli ospiti del centro di accoglienza dell’isola, uomini, donne e bambini spesso assai provati dal viaggio affrontato per arrivare in Europa.
Alla fine della cerimonia con le nostre professoresse abbiamo passeggiato per il Bosco, leggendo alcune storie di “giusti” e riflettendo sulle loro esperienze di vita. Le vicende che ci hanno colpito maggiormente sono quelle di Lea Garofalo, Guelfo Zamboni e Moshe Bejsky.
Ma perché noi abbiamo dedicato proprio un albero a un uomo come Pietro Bartolo?
Ci siamo posti questa domanda in classe, una volta tornati dal Bosco.
Tra noi sono riecheggiate alcune parole: forza, speranza, vita…
Come le querce, le anime delle persone ricordate attraverso un albero, e anche quelle di chi è stato da loro aiutato sono molto forti: hanno passato momenti molto dolorosi nella loro vita, ma sono riusciti a superarli con coraggio, con il sorriso, con la tenacia che nasce dalla convinzione di essere nel giusto.
Ammiriamo molto queste persone e questa gita al Bosco pensiamo che abbia fatto bene a tutti noi.Tutti gli uomini sono uguali e nessuno è solo sul cuore della Terra se nel suo cammino, per quanto doloroso, incontra uomini come Bartolo.
Sara Panzeri, Serena Zoia
IIIA